Natour-Biowatching

Racconigi, Gabriella Vaschetti e il Birdwatching a distanza

A volte succede che i figli tengano alta la bandiera dell’attività di famiglia e addirittura divengano leader di un progetto di conservazione della natura cresciuto nel tempo e divenuto oggi una straordinaria realtà. Gabriella Vaschetti primogenita di una famiglia di agricoltori illuminati non è solo mamma di tre bambini, veterinaria ed esperta in benessere e alimentazione animale, ma è la colonna portante di quella straordinaria oasi e Centro cicogne che sorge a Racconigi (Cuneo): una cascina isolata alle spalle del castello con il suo bosco, circondata da prati costeggianti il torrente Maira; un posto di straordinario interesse naturalistico costituito da diversi habitat, per questo  frequentati da centinaia di specie diverse, che va fatto conoscere a tutti anche a chi non è ornitologo

Così Gabriella si è inventata anche il mestiere di “eco-telecronista” di un “birdwatching a distanza” e come un vero e proprio reporter di biodiversità, aggiorna regolarmente e instancabilmente tutti gli 850 followers che hanno visitato Racconigi in passato e che vogliono rimanere informati, su nidificazioni e in particolare su arrivi e partenze dei migratori.

Scrive Gabriella a settembre in uno dei suoi comunicati arricchiti da foto: “Non sono solo limicoli e rapaci a volare verso l’Africa in questo periodo: anche molti passeriformi sono in viaggio verso i quartieri invernali, soprattutto le specie insettivore che dovranno spingersi fin oltre il Sahara per trovare condizioni adatte a sopravvivere. In questi giorni a Racconigi, mimetizzati tra la vegetazione palustre è possibile osservare stiaccini, cutrettole, beccafichi e forapaglie. C’è stato anche un raro Canapino maggiore  una specie di solo transito nel nostro Paese. Buon birdwatching a tutti!”.

Anche le sorelle di Gabriella, Enrica e Lorenza, contribuiscono alla crescita di Racconigi in base alle proprie competenze, avendo scelto le professioni di architetto e di laureata in giurisprudenza: su di loro pesano le scelte progettuali, sempre sotto un’ottica naturalistica, la realizzazione di percorsi didattici e divulgativi, la partecipazione a bandi per poter incentivare e promuovere le diverse l’attività dell’oasi, l’indispensabile gestione economica dell’oasi.

Ma l’attività promozionale ruota principalmente attorno alla primogenita Gabriella anche per le sue esperienze giovanili.

 

L’imprinting vale anche per gli umani ed ecco che Gabriella a 4 anni, in compagnia di papà Bruno, viene coinvolta introdotta da un gruppo di ornitologi illuminati come, Mimmo Ferro, Bruno Tibaldi e Giovanni Boano a collaborare all’inanellamento scientifico degli uccelli migratori nella stazione di Baldissero d’Alba. Un’esperienza quella del contatto diretto con gli animali che per una bambina diventa una grande passione. Come quando con mamma Francesca portava al pascolo 100 vacche piemontesi! Il babbo Bruno Vaschetti poi aveva una passione sfrenata per le anatre e andava in Inghilterra a Slimbridge del Wildfowl & Wetlands Trust per apprendere le migliori tecniche di allevamento e gestione degli uccelli acquatici e relativi habitat. In un piccolo stagno Bruno manteneva una coppia di volpoche e una di moretta tabaccata e Gabriella faceva tesoro di tutto. Proprio così: è per trasmissione culturale che si formano i naturalisti doc!

 

UN PO’ DI STORIA: LA NASCITA DA CENTRO CICOGNE 

Racconigi oggi è un’oasi magnificamente gestita e promossa, ma ne va ricordata la storia. Tutto nacque con una coppia di cicogne selvatiche che negli anni ‘80 avevano nidificato spontaneamente a S. Giovanni di Carmagnola (TO), a pochi km in linea d’aria da Racconigi. Una di loro venne sparata dal solito armato di fucile. Un irresponsabile che poi fu individuato e condannato, ma la vicenda segnò una svolta nella storia di Racconigi perché Bruno Vaschetti con l’amico avvocato Tomaso Giraudo della Lipu di Cuneo, visto che le cicogne in Italia erano praticamente scomparse come nidificanti, erano fermamente decisi a fare qualcosa per salvarle pensando a un progetto di reintroduzione per ricreare una popolazione stabile. Chi scrive, allora segretario generale della Lipu, fu contattato dagli attivissimi piemontesi. Entusiasta dalla proposta chiamai l’amico e grande naturalista Fabio Perco per chiedergli se poteva realizzare un progetto di reintroduzione della Cicogna bianca in Italia anche perché Fabio conosceva in Svizzera Max Bloesch responsabile del centro riproduzione cicogne. Come Lipu demmo la copertura tecnica all’iniziativa per rassicurare gli svizzeri a importare in Italia alcune coppie dei grandi uccelli per farli riprodurre per poi liberarli ma Bloesch volle venire a controllare di persona se il posto e i gestori fossero i più adatti e alla fine dette il suo ok. Così nel 1985, in pullman, partimmo per la stazione ornitologica di Altreu a prendere un primo stock di cicogne. C’eravamo noi della sede centrale con l’immancabile Maurizio Ravasini, l’avvocato Giraudo, i Vaschetti con le tre figlie, Fabio Perco con la moglie Chiara e la piccola Nicoletta.  Portammo le prime 10 cicogne alla fattoria di Bruno Vaschetti che nel frattempo aveva costruito voliere ad hoc sul modello svizzero. I costi del progetto furono coperti dalla sponsorizzazione della Polenghi lombardo ottenuta grazie al lavoro del bravo cerca sponsor Luca Colombo.      

Era nato il primo centro cicogne italiano!
La prima coppia di cicogne si formò in voliera nel 1986: come da indicazioni degli svizzeri, la coppia venne subito inanellata e rilasciata, perché era alta la probabilità che si sarebbe fermata ad occupare una delle piattaforme appositamente predisposte su pali e su comignoli. Andò tutto per il meglio e la nascita del primo cicognino venne festeggiata nella primavera dello stesso anno. Da quel momento in poi, aperte le voliere di adattamento, fu tutto un volo di cicogne costituite anche da individui selvatici. Quindi si verificò una naturale diffusione nelle zone limitrofe con una trentina di coppie stabili che costruivano i loro nidi anche sul castello reale e sui campanili della città di Racconigi.

Oggi la popolazione di cicogne italiane è straordinariamente cresciuta e, a quanto riferisce Marco Gustin responsabile specie e ricerca della Lipu, ammonta a oltre 300 coppie. Nella sola Lombardia sono 200 e 80 in Piemonte ma anche il sud si fa onore con circa 70 coppie in Sicilia e oltre 30 in Calabria. Per la gioia di chi ha a cuore la conservazione della natura il ritorno della Cicogna bianca nel nostro paese è ormai un fatto acquisito.

DA CENTRO CICOGNE A SITO DI INTERESSE COMUNITARIO

Le cicogne avevano colonizzato il territorio sia della cascina che del castello di Racconigi attirando visitatori e anche altri ospiti alati. Ecco allora che nell’87 dopo due soli anni dalla costituzione della “Casa della cicogne”, anche grazie ai consigli  di Mike Aunsted, curatore di Slimbridge, venne realizzata un’area per gli uccelli acquatici con specchi d’acqua di diversa profondità per anatre sia di superfice che tuffatrici.

La capacità di allevamento di Bruno Vaschetti in pochi anni permisero di riprodurre anche il raro Gobbo rugginoso, una specie di anatra tuffatrice estinta in Italia dal 1977. Con il progetto Lipu del 1989 i giovani nati di questa specie a rischio estinzione furono reintrodotti nel Parco nazionale del Gargano.

Poi ancora avanti nel ricreare natura ed ecco che nel ’95 nacque il prato umido per attirare oche selvatiche e limicoli. Un grande impegno per ricreare habitat attirando i selvatici e questo grazie anche ai preziosi consigli di Fabio Perco e Maurizio Ravasini su livelli idrici, isolotti, vegetazione palustre e anche dove localizzare i corridoi di servizio e primi capanni per il birdwatching.

Nel 2000 il Centro Cicogne venne riconosciuto anche come CRAS (Centro recupero animali selvatici) dalla Provincia di Cuneo e la veterinaria Gabriella si occupava della  riabilitazione delle centinaia di uccelli feriti che ogni anno venivano recapitati al Cras partecipando anche alle indagini promosse dal Sistema sanitario nazionale

In crescendo nel 2004, approfittando dei Piani di Sviluppo Rurale, tra l’entusiasmo dei naturalisti, 15 ettari di campi a mais vennero trasformati in zona umida per i migratori.

Oggi Racconigi con i suoi 21 ettari di zona protetta di cui 17 allagati rientra nel SIC (Sito di importanza comunitaria) che tutela il Parco del castello di Racconigi (bosco relitto a querco – carpineto) e del torrente Maira. Il parco del Monviso che a sua volta gestisce il SIC, valorizzando questo straordinario esempio di restauro ecologico, ha recentemente inserito Racconigi nella carta europea del turismo sostenibile (CETS). Non più solo anatre da allevare come il raro Gobbo rugginoso o attività di inanellamento scientifico, ma un esempio straordinario di rigenerazione ambientale trasformando campi di mais in zone umide ricche di vita.

Bellissimo il punto ristoro con la presenza di un nido di cicogna proprio sul tetto, come avviene in tanti altri paesi avanzati culturalmente che accettano la convivenza con la natura.

 

Oggi Racconigi con le sue zone umide è diventata una sosta fissa per molti migratori che l’hanno inserita nei propri luoghi di sosta preferiti. In primavera sostano qui migliaia di limicoli come piovanelli, gambecchi, pantane e pittime, mentre in estate nidificano pavoncelle e cavalieri d’Italia. In autunno è la volta dei beccaccini e dei piccoli piro piro, mentre d’inverno la natura dà spettacolo con l’arrivo dal nord Europa di centinaia di gru, anatre e chiurli. E’ come assistere a una trasmissione di quark dal vivo a disposizione di appassionati, birdwatchers e fotonaturalisti.

L’obiettivo di affiancare al Centro cicogne una grande oasi scelta da migliaia visitatori umani e pennuti era stato raggiunto. 

C’è già chi si domanda chissà quali sorprese ci riserveranno i prossimi anni di Racconigi, se Gabriella continuerà a informarci e a renderci felici con le sue puntuali telecronache ornitologiche!

Centro Cicogne e Anatidi di Racconigi (Cn) –  www.cicogneracconigi.it

Testo a cura di Francesco Mezzatesta, Direttore Natour Biowatching e Foto di Filippo Marmo.  Pubblicato su Oasis, Meraviglie dal Mondo – Rivista di Cultura Ambientale (Novembre 2022)

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